Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Il gioco d'azzardo, secondo l'ordinamento penale italiano, è una tipologia di gioco nel quale ricorre il fine di lucro e la vincita o perdita è completamente o quasi aleatoria. Esso consiste nello scommettere beni, per lo più denaro, sull'esito di un evento futuro. L’allarme sociale sulle problematiche legate al gioco d’azzardo riflette la diffusa percezione della crescente gravità del problema. La massiccia invasione di poker-machine, l’enorme crescita dell’offerta di possibilità legali di scommettere (lotto e super-enalotto, “gratta e vinci”, scommesse sull’ippica, Bingo ecc.) alimenta le speranze illusorie di molti e sono l’anticamera di delusioni cocenti. Il gioco d’azzardo patologico è considerato e studiato come una vera e propria dipendenza comportamentale. Una dipendenza che porta con sé un corteo di conseguenze drammatiche: crisi coniugali, divorzi, figli costretti a diventare adulti prima del tempo, difficoltà economiche, debiti, usura, assenze dal lavoro, rischi per la sicurezza, attività illegali, compromissione della salute. Un problema che investe anche la famiglia che ha spesso disperatamente bisogno di aiuto per gestire una situazione esplosiva. Il gioco d'azzardo può avere un effetto devastante sulle finanze personali, in quanto il tentativo di inseguire una vincita diventa ingestibile. Tuttavia nel momento in cui si trovano a gestire una perdita consistente di denaro i giocatori problematici tendono a sentirsi isolati e subentra la tendenza a stare lontano da scuola, università o lavoro per giocare d'azzardo. La dipendenza può influenzare il rapporto con i propri cari, i familiari, le relazioni sociali. La politica ha il dovere di farsi carico di questo fenomeno sociale soprattutto perché si assiste da un lato all’aumento della disoccupazione e della povertà nella popolazione e dall’altro al comportamento di tanti cittadini che tentano al gioco la fortuna dissipando ulteriormente le poche risorse a loro disposizione. È molto importante tenere alta l'attenzione su questa tematica. Il lavoro sinergico tra enti, associazioni e attori del territorio deve tradursi in una azione di sensibilizzazione capillare, ma anche di prevenzione e cura, trattandosi di una dipendenza patologica. Quindi è necessario fare uno sforzo per dare continuità nel tempo a delle azioni che possano offrire opportunità di aiuto, il più variegate possibili, per riuscire a raggiungere le persone e sviluppare una sensibilizzazione capillare, che significa anche prevenzione. I dati in Trentino, come nel resto d’Italia, sono allarmanti. Il gioco d’azzardo è diffusissimo e non si parla solo dell’utilizzo delle slot machine o videolotterie, Bingo, scommesse sportive ma anche della diffusione tra giovanissimi e anziani del gratta e vinci. Chiunque frequenti le tabaccherie avrà constatato che sono parecchi gli anziani disposti a tentare la fortuna a discapito della propria pensione. Dai dati tratti dal “Libro Blu” dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si evince che in Trentino nel 2018 sono stati spesi 532 milioni di euro per il gioco d’azzardo. Nella nostra regione le giocate sono in aumento. Si è passati da 1.206 milioni di euro nel 2017 a 1.234 milioni di Euro nel 2018. Solo nel Comune di Trento nel 2018 sono stati spesi 179 milioni di Euro. In quasi tutti i comuni del Trentino le vincite sono notevolmente inferiori alle giocate. L’unico vincitore è sempre lo Stato. Quindi una dipendenza che sottrae risorse all’economia reale, in quanto i soldi vanno nella maggior parte persi, e fa crescere i costi sociali determinati dalla dipendenza. La legge provinciale n. 13 del 2015 “Interventi per la prevenzione e la cura della dipendenza da gioco” prevede che siano promosse, da parte della Provincia, sia azioni dirette a prevenire la dipendenza da gioco, sia azioni volte alla cura e al recupero delle persone affette da questa dipendenza. Obiettivo della legge è inoltre disincentivare l’accesso al gioco vietando la collocazione degli apparecchi in prossimità di luoghi frequentati dalle persone più vulnerabili e quindi istituti scolastici, strutture sanitarie e ospedaliere, strutture residenziali, ricreative, sportive, circoli anziani e luoghi di culto. La norma transitoria della legge inoltre prevede la rimozione degli apparecchi da gioco nelle vicinanze di luoghi “sensibili” entro 5 anni dalla sua approvazione, quindi il 2020 (7 anni per quelli collocati nelle sale da gioco). Prevede inoltre che ogni due anni la Giunta provinciale presenti alla Commissione permanente competente una relazione sull’attuazione della legge al fine di consentire al Consiglio di adottare atti di indirizzo per il sostegno delle attività di prevenzione, informazione, formazione e riabilitazione delle persone affette da dipendenza da gioco e azioni di supporto e accompagnamento alla relative famiglie. Tutto ciò premesso interrogo il presidente della Provincia per sapere: 1) a che punto sia lo stato di attuazione della legge provinciale n. 13 del 2015 e più precisamente: 2) considerato che il 2020 è alle porte, quali Comuni trentini hanno proceduto ad un monitoraggio degli apparecchi da gioco che si trovano ad una distanza inferiore a 300 metri dai luoghi sensibili così come definiti dall’articolo 5 della legge citata, al fine della loro rimozione entro 5 anni dall’entrata in vigore della legge; 3) se ritenga utile prevedere l’obbligo per i Comuni alla comunicazione al Servizio Industria, Artigianato, Commercio e Cooperazione dei dati relativi al monitoraggio effettuato sul proprio territorio; 4) se ci sia l’intenzione di prevedere sostegni per gli esercenti, al fine di mitigare le conseguenze economiche delle misure previste dalla legge n. 13/2015; 5) se la Provincia ha avviato un monitoraggio del fenomeno nel rispetto di quanto previsto dalla legge provinciale n. 9/2014 (Riordino dell’attività statistica e disciplina del sistema statistico provinciale) al fine dell’elaborazione di adeguate azioni di prevenzione e per la riduzione del rischio della dipendenza da gioco patologico e con quali risultati; 6) se sono giunte notizie di provvedimenti da parte di Sindaci volti a determinare limitazioni degli orari di apertura delle sale da gioco e gli esercizi pubblici che ospitano gli apparecchi; 7) se si è provveduto ogni due anni a presentare alla Commissione permanente competente del Consiglio provinciale la relazione sullo stato di attuazione della legge, considerato anche che nel 2019 scadrà il secondo biennio; 8) quante sanzioni amministrative sono state comminate dalla Provincia e dai Comuni in base all’articolo 10 della legge n. 13/2015 a partire dall’entrata in vigore della legge, nel corso dell’attività di vigilanza e per quali violazioni; 9) quali corsi di formazione sono stati promossi negli ultimi cinque anni in base all’articolo 4 della legge e quale è stato il livello di partecipazione; 10) considerato che in Trentino negli ultimi anni le giocate sono in continuo aumento, quali iniziative si intenda porre in essere per arginare un fenomeno che può degenerare facilmente in dipendenza patologica, con i relativi costi sociali, sanitari ed economici.
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LUCIA COPPOLA |
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